Molti commentatori si sono soffermati sull’impatto che il nuovo Canale di Suez avrà nell’economia e società egiziana. Certo, il raddoppio del traffico, la costruzione di moderne infrastrutture, la creazione di posti di lavoro veri di servizio alla navigazione saranno determinanti per la stabilizzazione dell’area. Pochi si sono soffermati a riflettere su cosa il nuovo Canale porterà all’economia europea: per quanto riguarda l’Italia Settentrionale, Venezia da un lato, Genova dall’altro, saranno i terminali delle autostrade del mare di servizio all’Europa centrale. Diversamente da Genova, che subisce la concorrenza stretta di Marsiglia e di Barcellona, Venezia non ha concorrenti e può contare sulla sicurezza che l’Adriatico garantisce agli armatori e alle navi. Mare tranquillo, con un vasto range di porti da Ravenna a Chioggia, Trieste, Capodistria, Pola e Fiume e su tutti Venezia e la cantieristica navale di Marghera e Monfalcone. Sempre diversamente da Genova, e anche rispetto a Marsiglia, il porto di Venezia offre oltre alla cantieristica anche una straordinaria rete di Piccole e medie imprese che nel territorio possono già iniziare a lavorare semilavorati e materie prime. Con il trasporto fluviale l’Adriatico è collegato al bacino Mantova-Verona e da qui al Brennero, mentre gli assi autostradali assicurano il collegamento rapido con la porta giulia, il Bellunese, Vicenza e da qui, in futuro, a Trento, Udine e Tarvisio, Padova-Bologna. Gli aeroporti di Tessera, Treviso, Ronchi dei Legionari e Villafranca costituiscono un ulteriore e importante tassello nella definizione dell’hub veneto completato dalla rete ferroviaria. Lungo la rotta di Suez corre il futuro.
La ricchezza che la nuova opera porterà in Egitto potrebbe essere determinante per il processo di pacificazione del Vicino Oriente e grazie ai posti di lavoro, alle imprese e ai servizi che ruoteranno attorno al nuovo canale, mci sarà meno spazio per l’esasperazione, l’intolleranza, l’estremismo terrorista. La scommessa è tutta da giocare, ma è anche chiaro che , guardando in trasparenza, emergono con chiarezza anche quanti sono contrari a queste possibilità di pace e sviluppo: chiunque abbia da perdere da un Vicino Oriente pacificato giocherà le sue carte. E lo stesso farà chi ha da perdere da un Veneto porta dell’Europa produttiva.
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