Temo che la riduzione del carico fiscale, per quanto auspicata da tutti, debba slittare dall’agenda del governo, come ha ben spiegato ieri la Cgia di Mestre: entro la fine del 2018 il governo dovrà recuperare 75,4 miliardi di euro in quasi 4 anni, altrimenti famiglie e imprese subiranno un aggravio fiscale di pari importo.
Con questo scenario davanti, diventa difficile immaginare strategie per sostenere la domanda interna, cioè l’unico elemento che potrebbe, su scala nazionale, ridar fiato alla produzione e smuovere il Pil dai suoi indici da prefisso telefonico.
L’analisi della Cgia di Mestre sembra prospettare uno scenario veramente preoccupante, in cui il livello del benessere dei cittadini scende, mentre non s’arrestano né l’indebitamento pubblico, né la pressione fiscale, credo che quindi occorra da parte di tutti, premier soprattutto, abbandonare le facili promesse e fare il massimo per scongiurare aumenti delle accise e dell’iva: per le nostre imprese e per le famiglie ogni ulteriore aggravio fiscale significherebbe una diminuzione secca negli standard di vita come nella competitività rispetto alle aree più produttive d’Europa.
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