Il turismo, il settore della nostra economia quest’anno poteva essere trainante per sostenere la ripresa economica regionale. Il turismo, arma vincente del Veneto, autentico distretto delle vacanze, dello svago intelligente, del riposo attivo: dalle Dolomiti alle spiagge adriatiche, dal Garda alla montagna vicentina fino alle città d’arte che non hanno eguali al mondo e che possono offrire al visitatore momenti eccezionali, dall’Arena di Verona alla Biennale di Venezia.
Nell’anno dell’Expo con i suoi visitatori, mentre il mercato straniero, ad iniziare da quello tedesco, sta riscoprendo il Veneto, le scelte prefettizie che portano nelle maggiori località turistiche quote di immigrati, clandestini non censiti, rischiano di creare danni irreparabili, sicuramente superiori ai benefici sperati dai burocrati del Viminale nel gestire una ondata migratoria fino ad oggi governata in modo approssimato e dilettantesco. La scelta scellerata del ministro Alfano, applicata in maniera acritica dai suoi sottoposti, è una autentica mina per il turismo in Veneto. Chi ripagherà albergatori, ristoranti, negozi e l’indotto che ruota attorno al turismo? Chi si assumerà le responsabilità per i posti di lavoro stagionali che verranno meno? Chi rimetterà in circolazione i contanti che il turismo avrebbe portato? Dopo anni di crisi devastante, le scelte del ministro degli Interni appaiono solo ed esclusivamente punitive, con una logica che è tipica dell’occupante il quale non tiene in alcun conto i danni che arreca. Che si tratti di una manovra studiata ad arte o di semplice stupidità per quanto ingiustigicata, l’invio in Veneto di immigrati e la loro destinazione in località turistiche è un atto di estrema gravità, una provocazione inaccettabile, una scelta dissennata.
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