Presentato in Consiglio Regionale il libro narrante la tragedia di Izourt.
Era la primavera 1939. Eccezionali fenomeni atmosferici – con abbondanti nevicate accompagnate da venti impetuosi noti per la loro devastante violenza – si abbatterono sui Pirenei dove erano in fase di ultimazione le opere dei bacini montani di Izourt e di Gnioure, che sarebbero andate ad alimentare le centrali idroelettriche della più grande fabbrica europea di alluminio, ad Auzat in Ariège. In ambedue i cantieri era impiegata una preponderante forza lavoro di immigrati italiani che avrebbero dovuto affrontare esperienze drammatiche e sconvolgenti. A Izourt, una bufera di vaste proporzioni scardinò i tetti di due solidi fabbricati in muratura mentre vi dormivano decine di lavoratori italiani… A Gnioure, per scampare alla morte e tentare la discesa a valle, gli operai sfidarono la sorte con la traversata di due vette in temibili condizioni invernali, muniti soltanto di barre di ferro e di cazzuole per le arrampicate su crinali fortemente inclinati…
Una storia vera e tuttora indimenticata.
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Regione: ricordate 31 vittime tragedia dell’Izourt
VENEZIA
(ANSA) – VENEZIA, 15 OTT – Il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, ha ricordato oggi le 31 vittime di quella che passò alla storia come la tragedia dell’Izourt, quando il 24 marzo 1939 le baracche del cantiere dove dormivano operai del cantiere di lavoro della diga sul Rau d’Artiès furono investite da una violenta tormenta di neve.
Su iniziativa del consigliere regionale Fabiano Barbisan è stato presentato, alla presenza dell’autrice, il volume di Renza Bandiera “Izourt, il dramma degli Immigrati italiani sulle dighe dei Pirenei francesi”. Tra i relatori anche Bruno Giuseppe Moretto, past-president dell’associazione Veneziani nel Mondo, e l’editore, Carlo Mazzanti, promotore del premio “Despatriati” vinto dal volume di Renza Bandiera.
Ha porto il suo saluto Jean Pierre Ruffé, sindaco di Auzet, tra i principali promotori dell’Associazione ‘Ricordate-Izourt’ il cui fine dal 2002 è quello di recuperare la memoria di quanto accaduto e di raccontare la tragedia del 24 marzo 1939, ma anche testimoniare il ruolo dell’immigrazione italiana nella costruzione della diga sul Rau d’Artiès. (ANSA).
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