Se lo Stato vuole abolire le Regioni si discuta nella massima trasparenza, apertamente, pubblicamente. Abbia il coraggio di farlo a viso aperto, nei luoghi deputati della democrazia, con argomenti seri. Lo si faccia, possibilmente, con un governo eletto dal popolo che dal popolo abbia ricevuto un preciso mandato. In questi ultimi tre anni abbiamo dovuto subire riforme che hanno cambiato la qualità della vita dei cittadini, Riforma Fornero su tutte, che ha rovinato generazioni di lavoratori e adesso si vuole continuare nella strada dei colpi di mano, insinuando nei cittadini dubbi e falsità, da ultimo quelle sui costi della sanità, con tesi insostenibili e bugiarde, ma che servono a creare disinformazione, sollevare confusione, disorientare il cittadino. Guardiamo anche l’ultima legge di Stabilità: l’unico taglio alla spesa è quello imposto alla sanità, nessuna scure s’è abbattuta sui ministeri nonostante i Commissari alla spending review avessero individuato possibili risparmi per almeno 12 miliardi di €. Roma non si mette a dieta: lo Stato centrale fa tirare la cinghia agli altri, accusa gli altri di essere i responsabili dei guai di cui è protagonista. Se il magistrato contabile avesse rivoltato i conti dei ministeri come ha fatto, giustamente, con le Regioni cosa sarebbe venuto fuori? Perché sappiamo tutto dei conti delle Regioni e dei Comuni, fino agli scontrini di un sindaco maldestro, ma sappiamo ben poco delle spese dei ministeri?
Le Regioni e gli enti locali sono fonti di spreco? E’ una vecchia tesi quella del capro espiatorio su cui far ricadere le colpe di ogni malefatta praticata con successo da tutti i regimi dittatoriali. Oggi tutto il mondo va verso una devoluzione di poteri dal centro alle periferie, mentre gli stati ad assetto federale hanno superato meglio e prima di tutti la crisi economica, solo l’Italia s’avviata in un neocentralismo. Da noi suona come monito l’avvertimento di Baumann secondo il quale ‘Il nuovo ordine mondiale, che troppo spesso appare come un nuovo disordine mondiale, ha bisogno proprio di stati deboli per conservarsi e riprodursi’: sul Mediterraneo s’affacciano stati debolissimi e l’Italia non vuole essere da meno.
Le Regioni sono la spina dosale della Democrazia. Lo stato centrale? Beh, come scrisse Manlio Cancogni nell’Espresso ancora nel 1955: Capitale Corrotta, Nazione Infetta. La morale è sempre quella, i soldi sono sempre quelli dei cittadini, le voragini dello spreco, come al solito, non stanno nelle Regioni, ma a Roma.
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